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L'uomo è un progetto ordinato

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Maurizio Borri

Fondazione Homo Novus

Psicologo quantistico

18 dicembre 2020 08:25:50

L'uomo è un progetto ordinato in quanto la vita è economica, non ha sprechi.

L'uomo è un progetto ordinato, il nostro corpo biologico ne è l'evidenza, ma non siamo solo corpo, siamo anche enti intelligenti, quindi forma con scopo superiore, cioè non solo sopravvivere e procreare – per mantenere la specie – ma evolvere qualitativamente il proprio stato.
Ma perché parlare di corpo biologico, di ordine di natura, di intenzionalità, di sentimenti, di emozioni, e poi citare la dimensione della sofferenza e della paura?
Il fatto è che la più avanzata ricerca scientifica inerente l'uomo ha rilevato che uno tra gli ostacoli fondamentali alla crescita e quindi alla felicità dell'uomo è la sua ignoranza circa se stesso, ignoranza circa la propria identità di natura.
Dagli studi fatti sembra che solo nell'atto volontario, conforme al proprio progetto di natura, troviamo gli aspetti che discriminano il bene dal male, quindi l'ignoranza nasce dal fatto che pur avendo tutte le caratteristiche per apprendere a come fare bene la nostra vita, di fatto per pigrizia e accidia preferiamo rimanere dipendenti da un destino probabilistico: "tanto prima o poi qualcosa succederà".
In un universo quantistico, come quello che stiamo vivendo, non esiste margine per l'approssimazione, la gestione dell'informazione è fondamentale, in quanto l'azione porta con sé l'effetto previsto. La vita non ha sprechi, è economica.
Lo stesso concetto di materia e di energia sottostà a quello di informazione.
La moderna psicologia ci dice che usiamo "solo" il 15% del proprio potenziale intellettivo. La domanda che segue è dove va a finire il restante.
Usare solo il 15% di se stessi non è la logica della natura dell'uomo, ma è la 'logica' risultante dalle complessità culturali, morali, religiose, economiche, le quali deviano ognuno di noi dal proprio originale senso-valore, in dote per il solo fatto di esistere.
Questo 2020 ci fa rimanere a bocca aperta, increduli, spaesati, dubbiosi e paurosi verso questi eventi importanti che ci riducono, ci mettono all'angolo, facendo vacillare tutte le certezze scientifiche, mediche, religiose ed economiche.
La fragilità con cui affrontiamo il quotidiano vivere la dice lunga circa la nostra poca umiltà verso lo stesso concetto di vita o esistenza, inteso come valore primario in cui riconoscersi ed identificarsi.
L'essere in balia degli eventi, soprattutto di quelli che non possiamo vedere o sapere ci rende passivi, succubi di qualsiasi informazione mediatica.
Data una qualsiasi informazione – culturale, religiosa, morale, economica, biologica, etc – attraverso i sentimenti e le emozioni, l'essere umano, grazie alle proprie facoltà intellettive, possiede la capacità di elaborare l'idea che l'informazione provoca, con conseguente implicazione energetica ad effettualità materica.
L'informazione, in sé per sé, è sempre e solo oggettiva, neutra ed in tal senso non è ancora azione. Diventa potenziale azione, quindi soggettiva, quando è elaborata dal proprio pensiero volontario, quando la faccio mia, interpretandola attraverso i 'filtri' di codifica personali (cultura, morali, fedi, ideologie etc) gli stessi 'filtri' con cui ognuno di noi conduce la propria esistenza. Questi filtri spesso ci impediscono di usare la logica della conoscenza integrale, quella che implica l'unità sincretica tra mente e corpo.
La strada per ritrovare e ripristinare questa conoscenza integrale, implica un riandare a scuola dal proprio corpo per apprendere e conoscere se stessi. Tutto qui.
Il concetto di ignoranza e quello di responsabilità verso il proprio senso-valore, significa che se voglio capire e sapere devo incominciare ad usarmi per intero, perché usare solo il 15% del proprio potenziale intellettivo, porta sempre e solo ad un risultato parziale, mai totale.

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